Napoli scontrosa by Davide Vargas

Napoli scontrosa by Davide Vargas

autore:Davide Vargas
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2022-01-15T00:00:00+00:00


Albergo dei Poveri_24 settembre 2019

L’Albergo dei Poveri progettato da Ferdinando Fuga nella seconda metà del Settecento è un’opera incompiuta. Resta il manifesto di una visione dello sviluppo della città e di un’idea di carità “centralizzata” in alternativa al proliferare di una carità diffusa che si praticava negli innumerevoli conventi presenti sul territorio. L’edificio realizzato con i suoi 354 metri di lunghezza è solo una parte del progetto originario che prevedeva una lunghezza di ben 600 metri. Iniziato nel 1751 fu interrotto nel 1819. Una lunga sequenza di bucature articolate in un ritmo scabro e privo di particolari risalti, al centro una doppia rampa in travertino bianco porta ai tre fornici dell’atrio di ingresso sormontato da un timpano triangolare. Tutto qui. Mancano decorazioni, mancano emergenze e risalti ma si capisce il perché. La forma allungata è l’indicazione di una crescita della città a oriente, perciò l’architettura del palazzo nasce per una vista tangenziale. Lo scuro basamento che ancora al suolo l’edificio ne accentua la visione laterale. Il tridente di strade frontali realizzato nel tardo Ottocento nega l’intento progettuale originario e in qualche modo ne stravolge la percezione. Mi capita di passarci all’imbrunire. O di mattina presto. Quando la luminosità delle ore, qualunque esse siano, si stampa sugli intonaci come una distesa di polvere dorata. E sempre ho la sensazione facendo vagare lo sguardo tra le palme malconce davanti, l’immancabile braccio di una gru che spunta dalla cima, le macchie di umidità, il vuoto delle bucature che trattiene pezzetti di cielo, la piazza affollata da cartelloni pubblicitari e la gente che fugge via indifferente a tutto questo, sempre ho la sensazione che questo lungo nastro sia il racconto stratificato del Dna di questa città. Vale a dire l’eterna incompiutezza come una condanna del sogno di essere una capitale. I cinque cortili del progetto originario si riducono a tre. In quello centrale è appena abbozzata la chiesa su uno schema esagonale, sarebbe stata collegata ai settori maschile e femminile attraverso una doppia coppia di bracci obliqui. Da dentro l’Orto botanico passeggiando tra una delicata vasca di ninfee e un canneto di bambù con i fusti sottili e segmentati tipo una sequenza di giunture costeggio il fianco dell’Albergo dei Poveri. È un rudere. Si alternano pezzi chiusi e altri aperti come una sezione. Da questo punto visuale appare più chiara la messa in scena di un edificio di cui si conserva nella lunga facciata soltanto l’idea. Ma penso che ne valga la pena. La città ha bisogno del suo ingombro come una identità urbana. La grande dimensione è la cifra di Ferdinando Fuga che dopo i virtuosismi romani a Napoli dove si era stabilito alla metà del Settecento progetta per la città. Necessariamente con un linguaggio classicistico. Sulla collina di Poggioreale c’è l’altra grande opera di Fuga per gli ultimi, il Cimitero delle 366 fosse. Costruito nel 1762 per dare una sepoltura dignitosa ai poveri. Un impianto complesso. C’è un cortile a pianta quadrata [ottanta metri per lato, quanto i cortili dell’Albergo dei Poveri] pavimentato in diagonale con lastre rettangolari di pietra lavica.



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